Messaggio di Urbanist* e Architett* per la Palestina per l’Università occupata di Brescia.

A tutt* voi che oggi occupate, che vi prendete lo spazio e la parola:

non siete sol*.

Siamo con voi — come studenti e studentesse, docenti, ricercator*, professionist* — come persone che lavorano con lo spazio, con i corpi, con la materia dei luoghi. Siamo con chi sceglie di non tacere, perché sappiamo che l’università non è un luogo neutro:

è un campo politico, un laboratorio di responsabilità, un atto di presenza.

Noi siamo Urbanist* e Architett* per la Palestina, e sappiamo che l’architettura, l’urbanistica, il design, il paesaggio, la pianificazione non sono linguaggi innocenti. Ogni muro, ogni piano regolatore, ogni edificio, ogni infrastruttura plasma rapporti di potere.

Ogni scelta di progetto può includere o escludere, curare o ferire, liberare o controllare.

In Palestina lo vediamo con chiarezza: le case demolite, i villaggi distrutti, i territori recintati non sono solo conseguenze della violenza — sono strumenti del genocidio. Lì, lo spazio è usato come arma coloniale: per cancellare esistenze, identità, memorie, per rendere abitabile solo la segregazione.

Di fronte a tutto questo, non possiamo restare neutrali. Rifiutiamo l’architettura che serve l’occupazione, la pianificazione che normalizza l’apartheid, la retorica della “ricostruzione” che cancella le voci dei popoli oppressi per imporre modelli neoliberali: smart city, resort, simulacri urbani che chiamano progresso ciò che nasce dalla distruzione.

Crediamo in un’altra architettura:

che ascolta invece di imporre,

che denuncia invece di decorare,

che libera invece di controllare.

E crediamo che la stessa responsabilità valga per ogni sapere. Ogni disciplina può scegliere se riprodurre il potere o trasformarlo.

Ogni università può scegliere se essere complice o parte della liberazione.

Per questo siamo con voi. Perché un’aula occupata è già una città che si risveglia, un gesto che restituisce al sapere la sua funzione politica, un atto di cura e di disobbedienza.

Non può esserci giustizia sociale senza giustizia spaziale.

Non può esserci futuro senza liberazione.

Da Brescia alla Palestina, da ogni campus, da ogni strada, da ogni corpo che resiste:

ORA E SEMPRE: PALESTINA LIBERA!

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Architettura e libertà di espressione: un’indagine necessaria.