L’ARCHITETTURA NON È NEUTRA.                 

OGNI MURO, OGNI PIANO, OGNI INFRASTRUTTURA PLASMA RAPPORTI DI POTERE. OGGI, DI FRONTE ALLA VIOLENZA COLONIALE IN PALESTINA E ALLA CRISI CLIMATICA GLOBALE, SAPPIAMO CHE LO SPAZIO È CAMPO DI BATTAGLIA: OCCUPATO, SACCHEGGIATO, MILITARIZZATO, TRASFORMATO IN MERCE.

NOI RIFIUTIAMO L’ARCHITETTURA AL SERVIZIO DELL’APARTHEID, DELL’ESTRAZIONE E DEL CONSUMO. RIFIUTIAMO LA RETORICA DELLA “RICOSTRUZIONE” CHE CANCELLA LE VOCI DEI POPOLI OPPRESSI PER IMPORRE MODELLI NEOLIBERALI: SMART CITY, HUB DI SPECULAZIONE E SIMULACRI URBANI PER IL MERCATO GLOBALE.

SCEGLIAMO DI SCHIERARCI. CON LA PALESTINA E CON TUTTE LE COMUNITÀ CHE SUBISCONO ESPROPRIAZIONI, ECOCIDIO E APARTHEID SPAZIALE. CON CHI LOTTA PER LA GIUSTIZIA CLIMATICA E SOCIALE. CON CHI NON ACCETTA CHE LA DISCIPLINA RESTI COMPLICE O SILENZIOSA. VOGLIAMO PRATICARE UN’ARCHITETTURA DELLA RESISTENZA:

• CHE SMASCHERI I DISPOSITIVI DI OPPRESSIONE SPAZIALE;

• CHE AMPLIFICHI LE PRATICHE E LE VOCI LOCALI, SENZA SOSTITUIRSI;

• CHE AGISCA COME STRUMENTO DI DENUNCIA, SOLIDARIETÀ E LIBERAZIONE.

NON RICOSTRUIAMO AL POSTO DI NESSUNO.        CI OPPONIAMO ALL’APPROPRIAZIONE DEI TERRITORI, ALLA NEUTRALITÀ ACCADEMICA E AL FETICISMO ESTETICO. METTIAMO IN COMUNE SAPERI, RETI, LINGUAGGI PER RESISTERE E IMMAGINARE FUTURI DIVERSI.

NOI NON RICOSTRUIAMO AL POSTO DEL POPOLO PALESTINESE.
NON ACCETTIAMO INCARICHI, PROGETTI O OPERAZIONI DI “RICOSTRUZIONE” IMPOSTI DALL’ESTERNO, FINANZIATI DA SOGGETTI CHE USANO LA PRESUNTA “RICOSTRUZIONE” PER RIPROGETTARE TERRITORI, ESPROPRIARE MEMORIE E RIPRODURRE MODELLI COLONIALI. OGNI INTERVENTO DEVE NASCERE DAL CONSENSO, DALLE PRIORITÀ E DALLA GUIDA DELLE COMUNITÀ PALESTINESI STESSE: NIENTE PROGETTI AL LORO POSTO.

PERCHÉ NON PUÒ ESSERCI GIUSTIZIA SOCIALE SENZA GIUSTIZIA SPAZIALE. NON PUÒ ESSERCI FUTURO SENZA LIBERAZIONE.