Chiedi al tuo Ordine di prendere posizione: l’architettura non può restare neutra.

Negli ultimi mesi, sempre più professionistə del mondo dell’architettura e della pianificazione hanno espresso la necessità che gli Ordini italiani prendano posizione sul genocidio e spaziocidio in corso in Palestina.
Come rete di Urbanist e Architett per la Palestina**, chiediamo che ogni iscritto e iscritta faccia sentire la propria voce.

Invia la seguente email al tuo Ordine professionale (Ordine degli Architetti PPC della tua città o provincia). È un’azione semplice ma fondamentale per spingere le istituzioni della nostra categoria a riconoscere la propria responsabilità etica e deontologica.


Oggetto:
Richiesta di presa di posizione dell’Ordine in merito al genocidio e spaziocidio in corso in Palestina

Alla Presidenza e al Consiglio dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di [inserire città]

Gentili Consigliere e Consiglieri,

scriviamo per sollecitare una presa di posizione pubblica e chiara del nostro Ordine in merito al genocidio e spaziocidio in corso in Palestina.
La distruzione sistematica di città, infrastrutture civili e ambienti di vita — documentata da organismi internazionali e media indipendenti — non rappresenta solo una tragedia umanitaria, ma anche un attacco alla stessa idea di spazio come luogo di convivenza, libertà e giustizia.

L’architettura non è neutra: partecipa alla costruzione o alla distruzione del mondo che abitiamo. Ogni muro, confine o infrastruttura racconta una precisa volontà politica. In Palestina, lo spazio è utilizzato come strumento di oppressione, di segregazione e di cancellazione della memoria collettiva.
Restare in silenzio di fronte a tale violenza significa tradire i principi fondanti della professione.

Il Codice Deontologico degli Architetti PPC richiama il dovere di operare nel rispetto della dignità umana, dei diritti fondamentali e dell’ambiente.
Riconoscere e denunciare la violazione sistematica di questi diritti non è dunque un atto politico, ma un obbligo etico e professionale.

A ciò si aggiunge un fatto grave: sempre più colleghe e colleghi segnalano minacce, richiami e ritorsioni per aver espresso solidarietà al popolo palestinese o per aver esercitato il proprio diritto di manifestare.
Molti di loro sono libere professioniste e liberi professionisti precari, esposti a dinamiche di potere che limitano la libertà di parola e di coscienza.
L’Ordine ha il dovere di proteggerli e garantire un contesto di lavoro libero da intimidazioni, in cui il pensiero critico e l’impegno civile non siano motivo di esclusione o penalizzazione.

Chiediamo pertanto che l’Ordine:

  1. Esprima pubblicamente condanna del genocidio e dello spaziocidio in corso in Palestina, riconoscendo la distruzione dello spazio come forma di violenza strutturale e culturale;

  2. Ribadisca il dovere deontologico della professione nel difendere la dignità umana, il diritto all’abitare e la tutela del paesaggio e della memoria;

  3. Tuteli e sostenga le iscritte e gli iscritti che subiscono intimidazioni per aver preso posizione in difesa dei diritti umani;

  4. Promuova un momento pubblico di confronto sul ruolo dell’architettura nei contesti di guerra, occupazione e apartheid;

  5. Collabori alla rete nazionale “Urbanist* e Architett* per la Palestina”, quale spazio di dialogo e di responsabilità condivisa tra professionisti, collettivi e istituzioni.

Difendere il valore della vita, del paesaggio e della libertà di pensiero è parte integrante della nostra etica professionale.
Restare neutrali di fronte all’annientamento di un popolo e del suo spazio significa rinunciare al mandato pubblico dell’architettura come strumento di giustizia e di cura.

Confidiamo che il nostro Ordine voglia affermare con chiarezza che la dignità umana e il diritto all’abitare sono principi non negoziabili.

Con rispetto e determinazione,

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Messaggio di Urbanist* e Architett* per la Palestina per l’Università occupata di Brescia.